COPIONE
F I N Z I O N E
di Gianni Lodi
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Personaggi:
- Andy
- Valerie
Sala delle visite del Ward Island Hospital, New York — Autunno 1970
(Valerie è in scena, appollaiata su una sedia, di spalle al pubblico. Andy entra con una macchina fotografica al collo)
Andy – Ciao Valerie, come stai?
Valerie – Chi sei?
Andy – Sono Andy…
Valerie – (voltandosi di scatto) Tu? Ma se ti ho quasi ammazzato e…ti presenti qui?! Hai un bel coraggio!
Andy – Gli amici si riconoscono nel momento del bisogno, no?
Valerie – (interrompendolo bruscamente) Io non ho amici, meglio: non ho amici maschi!
Andy – Ancora coi tuoi deliri, ma non ti curano qui?
Valerie – Voi avete il cazzo, noi la fica. Ti sembra un delirio questo?
Andy – E’ un delirio che tu ne faccia una questione di sessismo.
Valerie – Da quand’ero bambina sto pagando il fatto di essere femmina. Mio padre mi ha violentato per anni. Mia madre, quando s’è risposata, mi ha chiuso in collegio per non avermi tra i piedi.
Andy – Che brutta storia! Mi dispiace.
Valerie – E non è finita. In collegio ho cominciato a farmi le compagne di stanza dopo che un’educatrice s’era fatta me.
Andy – Le famiglie non sono tutte così. Io devo molto alla mia. Mia madre…un capolavoro di natura.
Valerie – Sei un mammone insopportabile, Andy. Lo sanno tutti.
Andy – Lei è stata molto importante per me. Figurati che con la sua scrittura così particolare, all’inizio mi ha anche aiutato nel lavoro.
Valerie – Che bel quadretto familiare.
Andy – Ha la capacità di farmi sentire la sua unica ragione di vita. A volte passa la notte a guardarmi dormire, per il piacere di amarmi con lo sguardo…
Valerie – (interrompendolo) Basta con questa melassa, ti prego.
Andy – E invece ti dico che vorrei filmarla mentre è lei che dorme.
Valerie – Ffanculo Andy! La famiglia è sofferenza e dolore, un luogo di violenza e sopraffazione soprattutto per le donne.
Andy – Ma no. Guarda me. Quando sono arrivato a New York stavo per perdermi. E’ stata la mia famiglia a salvarmi.
Valerie – Non sarebbe stata una gran perdita.
Andy – Dipende. Forse le cose sarebbero andate diversamente senza di me.
Valerie – Tu credi?
Andy – Beh, ho fatto un po’ di chiarezza su quanto ci sta accadendo.
Valerie – Cioè sulla merda che ci circonda.
Andy – A uno sguardo superficiale può sembrare così. Ma sai che sono andato oltre.
Valerie – Si, certo. Sei andato oltre lo sfruttamento di chi ti stava intorno. Sei arrivato al plagio! Hai mercificato tutto e tutti. Hai costruito la tua fortuna usando gli altri.
Andy – Non è vero. Per chi ci è passato, lavorare alla Factory ha garantito il successo.
Valerie – (in tono caricaturale) “In futuro ognuno avrà i suoi quindici minuti di celebrità” ricordo ancora la tua cantilena. E tutti a crederci e a lavorare gratis per te e la tua Factory del cazzo.
Andy – Non ho mai sfruttato nessuno.
Valerie – Ma se mi hai fatto recitare in un film e non mi hai mai dato i venticinque dollari che mi avevi promesso?
Andy – Ah si, hai ragione. Cinque dollari però te li avevo anticipati. Ricordi, quella sera al ristorante?
Valerie – La tua grettezza mi fa vomitare. Sei avido e taccagno come una cimice.
Andy – Non a caso qualcuno mi definisce un “adorabile mostro”.
Valerie – Riesci a dar valore anche alle tue sfighe, è pazzesco.
Andy – Perché no?
Valerie – Sentimi bene: avrai pure una vita straordinaria, ma sei un essere meschino! Sempre a tener conto anche dei dieci cents per le telefonate. Solo coi taxisti sei generoso!
Andy – Cara, fare soldi è un’arte e un buon affare è il massimo di tutte le arti!
Valerie – Che palle queste tue battute del cazzo!
Andy – Valerie, te ne devi fare una ragione. Io sono una persona “profondamente superficiale” e ci tengo a rimanerlo.
Valerie – Torniamo a noi. Mi hai anche derubato del mio dramma. “Bel titolo” mi hai detto quando te l’ho dato. E ci credo: “Up Your Ass” (“In culo a te”) non è male per la storia di un vagabondo e di una puttana.
Andy – Lo confermo. Rimane un gran bel titolo!
Valerie – Poi hai cominciato a dirmi: “L’ho perso, non lo trovo più”. Insomma, non me lo hai mai restituito, quel copione. Ti ricordi, brutto stronzo?
Andy – Sai, col casino che c’è alla Factory le cose vanno perse facilmente. Capisco che sia stato seccante per te.
Valerie – Un po’ più che seccante, direi. E’ come se quei fogli tu li avessi buttati nel cesso pisciandoci sopra. Ti rendi conto di cosa m’hai fatto?
Andy – Ti chiedo scusa. Mi dispiace, veramente.
Valerie – Che me ne faccio delle tue scuse? (in tono minaccioso) Voglio indietro il mio copione altrimenti…
Andy – (interrompendola bruscamente) Se la metti su questo piano, allora ti dico che anche tu ti sei approfittata di me. La tua notorietà è solo un riflesso della mia. Non sei altro che “La pazza che ha sparato a Andy Warhol”! Niente di più.
Valerie – Oltre che stronzo sei perfido.
Andy – Mi sto solo difendendo.
Valerie – Allora sappi che sono laureata in psicologia e ho fatto ricerca all’università, ho scritto e sono stata pubblicata. Il mio “SCUM Manifesto” si vende ancora, tradotto ovunque.
Andy – Beh insomma, non facciamo paragoni imbarazzanti. Hai presente le quotazioni delle mie opere.
Valerie – La tua non è arte, è spazzatura.
Andy – Ah si? Ma se ho rivoluzionato l’arte contemporanea. Ho portato gli scaffali dei supermarket nei musei.
Valerie – Tutto calcolato, tutta un’operazione di mercato.
Andy – Sei parziale, Valerie. La Pop Art è qualcosa di più. Fa amare le cose, ti chiarisce le idee, ti fa star meglio con te stesso. E’ diventata uno stile di vita. I giovani l’adorano e sai che loro non ne sbagliano una, di mode.
Valerie – Ma quale arte? Mezz’ora di filmato delle smorfie di uno cui stanno facendo un pompino. Questi sono i tuoi capolavori. Torna a dipingere piuttosto. Erano carini i bozzetti che facevi all’inizio.
Andy – Per la verità, non ho mai smesso di dipingere. Mi dipingo le unghie e i capelli. L’altra sera invece di andare a una festa, sono rimasto a casa per farmi bianche anche le sopracciglia!
Valerie – Possibile che non si riesca a fare un discorso sensato con te?
Andy – (pausa) La vita è troppo breve per prenderla sul serio.
Valerie – Il problema è che ti sei venduto Andy, come tutti là dentro. (accenna la canzone di Lou Reed “Walk on the Wild Side”: ”Little Joe never once gave it away
Everybody had to pay and pay
A hustle here and a hustle there…
in italiano: Piccolo Joe non l’ha mai dato via a gratis.
Tutti devono pagare e pagare.
Una botta qui e una botta là…”).
Andy – Da quando ti sei messa a cantare? Non male la tua voce…
Valerie – Ffanculo la mia voce. Questo è il ritratto che Lou Reed ha fatto del tuo preferito, quel Joe marchettaro che, a forza di dar via il culo, è diventato una star del cinema.
Andy – Lascia stare Lou Reed per favore. Mai incontrato uno più egocentrico.
Valerie – Parlavi così anche all’inizio della vostra storia?
Andy – Gli ho finanziato il primo album con una copertina finita nei libri di storia dell’arte: una banana messa all’insù, un capolavoro di allusione fallica.
Valerie – Per quel che m’importa dei simboli fallici.
Andy – Poi l’ho portato in tournée ovunque. E sai cosa mi ha detto dopo un anno “La tua fama sta oscurando la mia.” e mi ha piantato in asso.
Valerie – Proprio tremendi questi uomini, eh!
Andy – Lasciamo perdere. Non ti dico le sue paranoie.
Valerie – E te la prendi con quello stronzetto, tu che hai tenuto a battesimo la cultura del narcisismo!
Andy – Ho solo fatto emergere ciò che era già nell’aria. Questo deve fare un vero artista.
Valerie – E tu saresti un vero artista? Non farmi ridere…
Andy – Puoi ridere quanto vuoi, ma io so fiutare le novità, dar loro forma, renderle iconiche.
Valerie – Wow, che paroloni!
Andy – Scherza pure, ma chi ha capito che Narciso non era mai stato così attuale come oggi?
Valerie – Bell’affare! Grazie a te e al tuo Narciso, le persone stanno andando tutte fuori di testa travolte dalla propria vanità.
Andy – Io so solo che ora posso dire “Prima di te ci sono Io!” senza vergognarmi, urlare “Amo me stesso più del mio prossimo!” senza sentirmi in colpa. Ma ci pensi che liberazione! E anche Gesù ha dovuto aggiornarsi. Jesus Christ SuperStar: biondo, bello e famoso anche lui! Altro che “Ama il prossimo tuo come te stesso”!
Valerie – Parliamoci chiaro: questo vale solo per voi maschi!
Andy – Ancora con questa storia del genere. Se una cosa non è nell’aria puoi sbraitare quanto vuoi, tanto nessuno ti ascolta, non importa se sei maschio o femmina. E’ inutile che tu insista: la gente non capisce le cose che dici, Valerie.
Valerie – Non farmi la predica, non la sopporto da un maschio. Voi che siete poco più di un incidente biologico. Il vostro cromosoma Y è una X incompleta, un cromosoma femmina a cui manca una gambetta. Lo capisce anche un bambino: siete esseri inferiori.
Andy – Sono conclusioni ridicole, le tue!
Valerie – Siete aborti che camminano. Emozionalmente limitati, servite solo a produrre sperma. Ma oggi le banche del seme straripano di sperma. E poi tecnicamente, per le donne è già possibile riprodursi senza di voi.
Andy – Valerie, ti prego! Come faccio a sopportare queste tue farneticazioni.
Valerie – E’ la verità. Niente ci rappresenta, niente ci appaga in questa società dove vivere è una noia mortale per noi donne.. Va tolta di mezzo insieme al Capitale e a tutti i maschi. Voi e il vostro testosterone non servite più a niente, né a far bambini né a vincere le guerre, tanto ormai le fanno i computer e i robot!
Andy – Ora capisco perché ti hanno rinchiuso qui, in un reparto psichiatrico. Sei completamente fuori, hai perso il senso della realtà.
Valerie – Si certo ce l’hai tu con le tue scatole di Campbell’s Soup riprodotte all’infinito o coi tuoi film, che se va bene ti si vede che mangi un hamburger. Illuminante, molto illuminante!
Andy – In effetti, neanch’io capisco mai bene quel che mi succede intorno. Perciò leggo così avidamente gli articoli di giornale che parlano di me. (pausa) Hanno scritto che sono il Nulla in Persona. All’inizio non c’ho dormito. Ma poi mi sono reso conto che la vita stessa è il Nulla. Non ci crederai, ma mi sono sentito meglio, molto meglio.
Valerie – Confermo: sei il Nulla, che rappresenta il Nulla.
Andy – Perché ti ostini a parlare come una stupida? L’artista ora celebra un’altra Storia. Basta con Napoleone rappresentato come Apollo! Protagoniste sono diventate le masse: sono loro a decidere della sorte di un prodotto o di una star, non certo la Regina Elisabetta.
Valerie – Che c’entra la Regina Elisabetta?
Andy – C’entra perché la tradizione ha stufato! Ora tutti vogliono sentirsi anticonformisti. E allora devi produrti in continue stravaganze per saziare la fame di trasgressione che c’è in giro. E’ questo il compito di noi artisti!
Valerie – E’ il tuo di compito. Ma guardati: sembri una scimmietta addomesticata, che tutti usano per sentirsi cool. Fate pena, tu e i tuoi ruffiani!
Andy – Sicura che non ci sia una punta d’invidia in questa tua continua denigrazione?
Valerie – Rappresenti un mondo alla fine dei suoi giorni. Solo noi donne abbiamo la matrice primaria della creatività. Perciò siamo insostituibili e ingovernabili. Siamo noi il futuro!
Andy – Mi arrendo. Continua pure coi tuoi comizi. Io mi prendo una pausa.
Valerie – Ok, d’accordo. Parliamo d’altro. Cos’hai al collo?
Andy – La mia macchina fotografica. Avere un nuovo rullino da sviluppare mi da una buona ragione per alzarmi la mattina.
Valerie – Hai sempre bisogno di giocattoli, come i bambini.
Andy – Io sono un bambino. Credo mi manchino alcune sostanze chimiche di base, certamente quelle della responsabilità e della riproduzione. Forse è per questo che sono così mammone.
Valerie – Chi se ne frega dei tuoi squilibri ormonali, Andy. Piuttosto, ascoltandoti si capisce che siete proprio alla frutta, voi uomini. La vostra identità sta andando in pezzi, te ne rendi conto? E’ l’inizio della fine del maschio. Evviva! Forse ci siamo, presto sarete estinti!
Andy – Ma ti prego! Oggi vivere è difficile per tutti, non importa se sei uomo o donna.
Valerie – Importa invece, eccome se importa!
Andy – Sei di nuovo parziale. Prendi me ad esempio. Io soffro di solitudine anche se sono sempre in mezzo alla gente. E’ duro avere alla Factory tante persone famose contemporaneamente. “Come mai ci sono anche gli altri?” ognuno si chiede angosciato. E io devo tenerli a bada tutti quanti.
Valerie – Oh, povero piccolo, com’è stressante la tua vita!
Andy – Beh tu scherzi, ma non è uno scherzo avere a che fare con tipi simili. Tutti preda di una sorta di ipertrofia dell’Io. E gestirli non è facile, ti assicuro.
Valerie – Mandali a ffanculo!
Andy – Come faccio? E poi ci sono i miei di problemi. Io non mi rendo mai bene conto dove finisce l’artificiale e comincia il reale. Ho la sensazione che niente abbia senso.
Valerie – Per voi maschi niente ha ormai più senso.
Andy – Sono questioni più profonde. C’è di mezzo il senso complessivo da dare alle cose. Io ho ripreso l’Empire State Building per ventiquattro ore di fila senza mai cambiare inquadratura. Può sembrare un’assurdità. Ma se ci pensi, che differenza c’è tra un quadro appeso e un’immagine sempre uguale proiettata su una parete bianca?
Valerie – Che differenza c’è? Spiegamelo tu.
Andy – Non cerco più di spiegarmi le cose. Accadono e basta. Per me va bene così!
Valerie – Invece a me non va bene affatto! Le cose si possono e si devono cambiare. E siamo noi donne avventurose e determinate a poterlo fare!
Andy – Valerie, non è più tempo di eroi! Oggi i buoni sconfiggono i cattivi solo nei fumetti. Bang! Splash! Crash! Nella vita reale c’è solo una lotta continua per sopravvivere. Tutti contro tutti, e solo il più forte vince.
Valerie – Sei veloce ad assolverti. Sei sicuro di non avere responsabilità per come stanno andando le cose? Per te tutto si risolve stabilendo se uno è in o out, se è glamour o no. Se permetti, la questione è un po’ più complicata.
Andy – Allora mi dici perché ti ostini a pensare che il male sia tutto concentrato in noi maschi?
Valerie – Prova a vivere un giorno da donna e lo capirai. Prova a fare la casalinga frustrata per una settimana, prova a fare la puttana per una notte, prova a farti ascoltare da un uomo se hai un bel paio di tette. Provaci, coraggio provaci! Poi ne riparliamo.
Andy – Questa è propaganda bella e buona. Non c’è il meglio o il peggio. C’è il maschile e il femminile, due polarità opposte, che possono coesistere.
Valerie – Coesistere? Si, a condizione che noi stiamo sotto e voi sopra a comandare.
Andy – Uomini e donne hanno ruoli diversi, tutto qui. D’altra parte se le persone fossero tutte uguali cosa mai avrebbero da scambiarsi?
Valerie – Siamo stufe di essere sottomesse. La diversità voi la usate per considerarci esseri inferiori. Essere una donna non significa per forza essere una vittima.
Andy – E io ti rispondo “Viva la diversità”, “Ognuno per sé”. Non a caso i veri problemi nascono quando due si mettono insieme per diventare un’unica cosa. Due non possono diventare uno!
Valerie – Questo vale per te, che sei un marcio individualista.
Andy – Valerie, l’amore è un invenzione degli amanti sconfitti! Pura illusione, indispensabile per sopportare chi ti sei portato a letto finita la scopata, ma molto, molto faticosa da gestire.
Valerie – Non puoi generalizzare così. Non siamo tutti uguali, l’hai appena detto tu.
Andy – L’amore però è considerato un valore universale.
Valerie – Perché non lo è?
Andy – No! Sai come vanno veramente le cose? Non vedi l’ora d’innamorarti di qualcuno. Poi però pensi solo a quella persona lì, vuoi vederla di continuo, insomma non vivi più senza di lei. E finisce che la relazione diventa un peso da portarti dietro giorno per giorno, come un lavoro vero e proprio.
Valerie – Giochi a dadi col tuo cinismo. Non condivido una parola di quel che dici. E neanche tu ci credi fino in fondo.
Andy – Nella coppia si è destinati a scontrarsi più che a incontrarsi. Guarda i grandi amori: non finisce mai che i due rimangano uniti per la vita. Se poi è la morte a dividerli ancora meglio.
Valerie – Eros e Thanatos, un’altra invenzione di quel Freud, maschilista fino al buco del culo.
Andy – Adesso non tirare in ballo la psicoanalisi, ti prego. Questa è semplicemente la regola dell’amore romantico. Ma è anche l’unico modo per salvarsi dalla noia della coppia. “E vissero insieme felici e contenti” succede solo nelle fiabe. Nella realtà non funziona così.
Valerie – Parla per te Andy, tu che l’amore lo riservi per i soldi e per le stupide cose che collezioni!
Andy – Lo ammetto, i soldi contanti mi piacciono. Gli assegni molto meno, non mi sembra neanche di comprare qualcosa quando li uso. Però che proprio tu ora ti metta a difendere l’amore disinteressato, non ci posso credere!
Valerie – Amare significa tener conto dell’Altro. Ma tu non hai la minima idea di cosa significhi qualcosa che sia Altro-da-te.
Andy – Quando parli così si sente che hai studiato Psicologia. Potevi fare la strizzacervelli, magari avresti fatto fortuna!
Valerie – Io non mi occupo degli altri per soldi, non mi vendo io!
Andy – Ma se hai fatto la puttana…
Valerie – E’ diverso.
Andy – Non capisco la differenza.
Valerie – Io sto ad ascoltare qualcuno se trovo interessante quel che dice non perché mi paga.
Andy – Ma che brava! Perché non entri nell’Esercito della Salvezza?
Valerie – Quando si tratta di essere generosi ti si annebbia la mente, Andy, smetti di ragionare.
Andy – Sono solo realista!
Valerie – Pensa a tutti quelli che hai distrutto persi nella ricerca di un Io adeguato, da tirar fuori nel posto giusto al momento giusto, come dici tu. E se questo Io “giusto” non salta fuori che fai? Visti i quintali di sostanze che hanno circolato alla Factory, lo sai bene anche tu con che cosa si riempie quel vuoto e quella frustrazione.
Andy – Io non mi sono mai fatto, sappilo!
Valerie – Superstar non si nasce, caro mio, superstar si diventa. E non è un party per tutti, proprio no. E’ riservato a pochi, come le tue feste, che non a caso ho sempre detestato!
Andy – (pausa) Ma questa è esattamente la tua storia. Hai sempre detto “Ho sparato a Andy perché aveva troppo controllo su di me”. Invece ecco la verità. Non hai retto il confronto. Non hai sopportato che io trasformassi in oro tutto quel che toccavo, mentre tu eri sempre lì, ferma allo stesso punto: una nullità.
Valerie – Adesso sei tu che farnetichi.
Andy – Io ho cercato di aiutarti perché mi sembravi una persona interessante e divertente. Mi sono sbagliato e giustamente tu mi hai sparato. Hai fatto bene a spararmi, me la sono cercata. Mai aiutare chi non lo merita. La pietà è una virtù da borghesucci, poco adatta a chi fa l’artista.
Valerie – Parole Andy, parole. Iperboli degne di un provinciale arricchito come te.
Andy – La verità è che io ero troppo per te. E tu troppo poco per me. Avrei dovuto lasciarti perdere subito invece di farmi catturare dalla tua rabbia impotente e dal tuo turpiloquio.
Valerie – Cazzi tuoi.
Andy – Ma purtroppo non so resistere al fascino del trash, è un mio problema, lo so. Fiuto la spazzatura come un cane da punta e quando la scovo non la mollo finché non riesco a darle sex appeal.
Valerie – Quindi per te io ero solo spazzatura!
Andy – Vai oltre il tuo caso personale, per una volta. Cercare lo splendore dove sembra esserci solo il caos è ciò che Dio ha fatto con noi: ci ha creati sgraziati e imperfetti, ma capaci di assaporare il sublime.
Valerie – Dio: un’altra invenzione di voi maschi!
Andy – Il problema è che sul più bello Lui ci ha mollato, infischiandosene delle pene e dei tormenti che questa lacerazione ci provoca continuamente.
Valerie – Da quando t’è venuta questa fissa di Dio?
Andy –Se trovi la strada giusta al momento giusto, anche tu che sei una donna puoi diventare Dio.
Valerie – Ancora con questa menata del “momento giusto”.
Andy – Ma è fondamentale! Se alla gente piace la Coca Cola perché non fargliela bere anche con gli occhi? Io l’ho fatto al momento giusto rendendo desiderabile un pezzo di vetro che prima gettavi con fastidio nella spazzatura. Del resto, non ha un bel design quella bottiglietta?
Valerie – Ah si certo. Evocativo direi, molto evocativo tanto che in Trash la povera Holly la usa al posto del cazzo del suo Joe, impotente per l’eroina
Andy – Se la merce diventa un feticcio è fatta! Puoi infischiartene delle domande senza risposta tipo “Chi sono io?”, “Da dove vengo?”, “Dove vado?”.
Valerie – Io so benissimo chi sono e dove voglio andare.
Andy – Non ci credo. Solo facendo shopping ti rendi conto che vivi nel migliore dei mondi possibili. A questo serviamo, noi creativi. A vendere sogni travestiti da merce. Quello in vendita però dev’essere il sogno giusto. E il tuo non lo è!
Valerie – Solo il tempo lo deciderà. Le mie parole sono immortali perché provengono da chi subisce umiliazioni ogni giorno. Oggi queste parole non si vendono, ma quando il potere maschile sarà svelato andranno a ruba alla faccia dei tuoi scarabocchi e delle tue porcate.
Andy – Continua pure a illuderti, se ti aiuta…
Valerie – A proposito di Trash, qualche critico ha definito i tuoi film pura pornografia, che ne dici?
Andy – Ah si, e non è fantastico?
Valerie – Non ti sopporto quando fai la checca!
Andy – Anche moralista, adesso. La creatività vuole un pensiero libero, senza condizionamenti ne steccati. Io non sono mai del tutto intero e perciò non rischio di andare in pezzi.
Valerie – Ricominci a giocare all’ ”adorabile mostro”?
Andy – Bisogna prenderci per quello che siamo: nient’altro che abbozzi d’esistenza, piccoli esseri senza destino. Tu sei ancora ferma alle menate di Amleto. La Storia con la S maiuscola non esiste più, finita, out! Oggi si vive giorno per giorno senza tante aspettative e illusioni.
Valerie – Se ciò significa vivere nell’effimero, mi dispiace, non fa per me.
Andy – Pensa che per me l’effimero è un bisogno primario!
Valerie – Mi fai pena.
Andy – Ma guardati! Non t’ho mai visto ridere. Ti prendi troppo sul serio. Il Capitalismo, lo sfruttamento, il machismo. Rassegnati, sono cose che faranno sempre parte di noi, sono la nostra vita, non riusciremo mai a farne a meno. Svegliati!
Valerie – Siete voi maschi a dovervi svegliare e in fretta: stiamo arrivando!
Andy – Perché devi sempre appiattire tutto?! Per assaporare il bene ci vuole il male, altrimenti non lo capisci, non ti rendi conto di com’è fatto. Il ritorno nel Paradiso Terrestre, dove tutti sono buoni e belli, non è previsto!
Valerie – Io non voglio tornare nel Paradiso Terrestre, brutto stronzo! Voglio spazzar via la merda che ci sommerge, voglio non dipendere da nessuno, voglio la libertà di dire quel che penso anche se sono una donna, puttana e lesbica.
Andy – Quando combatti un mostro devi stare attenta a non diventare tu quel mostro.
Valerie – Se è per questo, io vivo già in un abisso. E pensavo fosse peggio. Sei tu che credi d’averla scampata perché hai successo e ti puoi portare a letto tutti quelli che ti capitano a tiro.
Andy – Ti sbagli! Non sono come Truman Capote. “Posso avere chiunque voglio” dice con quella vocetta stridula insopportabile. Io dico “Non voglio chiunque posso avere”.
Valerie – Che bravo Andy, sempre il primo della classe, eh!
Andy – Ma dai! Piuttosto devo dirti che per me fare sesso è la fatica più grande dopo quella di essere vivo. E poi, credimi, il sesso è molto più eccitante sullo schermo che tra le lenzuola.
Valerie – Oh, ma che angioletto sei diventato. Ti sta educando bene la mammina…
Andy – Lascia perdere Valerie, non farmi dire cosa si diceva della tua promiscuità.
Valerie – La verità immagino. Anche se gli uomini mi fanno schifo ho fatto la puttana. Mi servivano i soldi per finire l’università. Dovevo rinunciare al diploma perché ero una pezzente? Poi l’ho fatto per sopravvivere, qui a New York. Non ne potevo più di dormire sui tetti del Greenwich Village. Volevo una stanza tutta per me in cui scrivere e pensare: è chiedere troppo?
Andy – No, figurati. Il problema è come ti procuri quel che ti serve per vivere.
Valerie – “Il fine giustifica i mezzi”: è una frase storica, no? E allora, che vuoi? Ogni tanto mi scopo le donne che mi piacciono, anch’io ho diritto alla mia fetta di piacere? La tua mammina ne sarebbe scandalizzata. “Certe brutte cose non si fanno. Stai attento a chi frequenti, mio piccolo Andy!” Mi sembra di sentirla.
Andy – Con mamma non parlo mai di certe cose…
Valerie – E bravo, l’importante è salvare le apparenze, vero? Ma c’è di peggio nella vita che mantenersi dandola via per soldi.
Andy – Si, andare in giro conciata come vai tu.
Valerie – Non ho l’ossessione di piacere a tutti i costi come te.
Andy – In realtà quando mi guardo nelle vetrine io mi trovo orrendo. Del resto, faccio di tutto per minimizzare le mie qualità. Eppure c’è sempre qualcuno a cui interesso. “Cos’ho fatto di sbagliato?” mi chiedo allora.
Valerie – Stai mentendo, Andy. Perché dovresti farti i capelli bianchi se non per farti notare?
Andy – E’ che coi capelli bianchi nessuno ha idea di quanti anni ho e mi trovano sempre più giovane dell’età che mi davano prima di chiedermelo.
Valerie – Non fare il cretino. Non sei così stupido come vuoi far credere
Andy – Oggi l’immagine è tutto. Agli altri non importa come sei veramente. Vogliono solo veder trasformato in carne e ossa l’ideale di bellezza che gli imbonitori come noi fanno credere sia il meglio.
Valerie – Gli imbonitori come te, vuoi dire!
Andy – C’è sempre il bisogno di mettere qualcuno sul piedistallo per chiedergli l’autografo e poi mollarlo quando ingrassa e invecchia.
Valerie – E’ una questione di voi maschi, che avete sempre bisogno di dimostrare la vostra superiorità.
Andy – Non riguarda solo i maschi! Prendi Marylin col suo bel visino, il trucco perfetto, i denti splendenti, i capelli d’oro, gli occhi languidi. Era magnifica, l’essenza del Grande Sogno Americano. Nella realtà non era certo come appariva. Impossibile frequentarla: e la madre in manicomio, e… la psicanalisi, e… l’Actor’s Studio, e…i Kennedy, non hai idea che noia incontrarla alle feste, sempre ubriaca!
Valerie – Di Marylin ne avete fatto un oggetto perché era una donna. E’ servita per far credere a quelle stronze che stanno a casa ad aspettare i mariti la sera che loro sono brave e buone mentre lei era desiderabile, certo, ma in fondo era solo un’oca mangiauomini, per di più pazza di famiglia.
Andy – C’è sempre bisogno di un capro espiatorio. Oggi il ruolo di vittima sacrificale ce l’hanno le celebrità del nostro Olimpo, che si alternano con una velocità pazzesca. Tutte destinate al sacrificio sull’altare della gloria, che non prevede lo spargimento di sangue, ma qualcosa di ben peggio come l’oblio.
Valerie – Stai parlando di te stesso, Andy. Sembra che tu abbia una paura fottuta di andare in rovina e di dover tornare nelle squallide periferie di Pittsburgh.
Andy – L’artista è uno che produce cose di cui la gente non ha bisogno. La Pop Art è un’arte facile, che si consuma in fretta.
Valerie – Finalmente un po’ di autoconsapevolezza, non ci speravo proprio.
Andy – Le scatole dei detersivi Brillo hanno un’anima, riassumono la nostra vita meglio di tante teorie che trovi nei libri. Mostrano come siamo, cosa sogniamo. Questa è la mia scoperta. Ma alla lunga forse può annoiare.
Valerie – La stupidità della gente è infinita, non temere per il tuo futuro, Andy!
Andy – Non è facile far capire che la cosa più bella di Firenze è Mc Donald’s. Che la vera democrazia è quella consentita dal consumo di massa. Anche il più sfigato oggi può bere la stessa Coca Cola che beve Ronald Reagan quando guarda la TV.
Valerie – Si, ma quello rimane sempre uno sfigato.
Andy – Certo che i ricchi e i poveri rimangono tali, però al supermercato diventiamo tutti uguali. Non è un miracolo? Altro che il suffragio universale! E’ la prima volta che succede una cosa del genere. E io sono il profeta di questa nuova forma di uguaglianza, reale e concreta.
Valerie – Lascia stare la politica per favore: è il concentrato dello strapotere di voi maschi.
Andy – Non puoi ignorare quello che sta accadendo. Ti sei accorta che la democrazia non si regge più sulla realtà? E’ solo finzione.
Valerie – E’ la politica di voi maschi che è sporca.
Andy – Battuta scontata. Pensa piuttosto all’imbroglio che ci stanno preparando. Se riescono a ridurre la politica a fiction il gioco è fatto: se è chiaro che tutto è finto come al cinema, perché indignarsi? E’ questo a cui stanno lavorando ai piani alti!
Valerie – Ai piani alti ci sono solo maschi. Io penso alle donne, sono loro il futuro! Ma attenzione, le donne non sono tutte uguali. Io ce l’ho con le stronze, quelle passive, consenzienti, istruite, gentili, dignitose, sottomesse, dipendenti, timorose, con poco cervello…
Andy – Basta con gli aggettivi, ti prego!
Valerie – … insicure di sé, avide di approvazione, incapaci di affrontare l’ignoto, tranquille solo se hanno vicino il Grande Padre, contente di sguazzare nello fogne visto che sono loro la feccia dell’umanità su cui prosperano le fortune del maschio. Sono loro le prime da far fuori.
Andy – Oltre all’ossessione del maschio, adesso ti è venuta anche quella per le sciacquette!
Valerie – E’ colpa loro se siamo ancora sottomesse. Per fortuna ci sono le donne responsabili, impegnate, in cerca di emozioni travolgenti. A loro spetta rovesciare il governo, eliminare il sistema monetario, istituire l’automazione universale, distruggere il genere maschile…
Andy – Eh smettila!
Valerie -… per potersi affermare come dominatrici decise, sicure di sé, indecenti, violente, egoiste, indipendenti, avventurose, strafottenti, vere e proprie cagne sciolte, che hanno scorrazzato a ruota libera ai margini della società e che oggi sono pronte a governare l’universo mondo.
Andy – Queste sono marines con le tette, non donne!
Valerie – Sono io la donna qui e so di cosa parlo. Per essere “uomini” voi maschi ci avete costrette a diventare il contrario di un “uomo”. Per andarvi bene dovremmo comportarci tutte come ridicole Drag Queen!
Andy – Adoro le Drag Queen!
Valerie – Appunto. Eliminati i maschi, le donne prenderanno forma autonoma, infischiandosene del “dover essere” imposto da voi.
Andy – Oh no, un mondo di sole donne, non riesco neanche a pensarci, che orrore!
Valerie – Ti dovrai rassegnare. Con i maschi al potere non c’è futuro. Solo noi possiamo cambiare le cose in meglio. Inventare la vita, fare musica, divertire e divertirsi. Creare un mondo magico, cosa per voi impensabile!
Andy – Stravedo per “Il Mago di Oz”. Judy Garland mi fa impazzire. Fa la bambina con le trecce e ha già le tette, stupenda! E poi la strega cattiva, con quel nasone, adorabile!
Valerie – E’ questo il tuo mondo magico, il mondo di cartapesta dei film di Hollywood? Stai zitto, per favore. Non hai la minima idea di ciò di cui parlo! Io alludo alle donne che vivono alla fine del tempo, streghe o fate che siano, capaci di rappresentare la parte oscura, terrifica della natura, di incarnare quanto di più incontrollabile, selvaggio, disordinato, violento esista sulla terra.
Andy – Continua pure nei tuoi vaneggiamenti. Quando hai finito dimmelo!
Valerie – Aggiungo solo che le donne non hanno mai provato l’invidia del pene, come dice quello stronzo di Freud. Sono gli uomini a invidiarci la fica. Scopare per loro è una difesa dal desiderio di essere femmina. Perciò volete farlo in continuazione. Per voi il sesso è una sublimazione, capito?
Andy – Non ce la faccio più a sentire queste cose.
Valerie – Di cosa vuoi che parliamo allora? Intanto potresti dirmi perché sei qui.
Andy – Non è facile. E poi siamo sicuri che qui nessuno ci senta?
Valerie –Hanno altro da fare, credimi. E poi sanno che io parlo, parlo, ma in realtà non sono violenta.
Andy – Ma se mi hai sparato!
Valerie – Mi avevi esasperata coi tuoi rifiuti. Non rispondevi al telefono, non volevi pagarmi la scena del film. Eppure eri molto contento di com’era andata, no? Quel bambolotto imbronciato che m’avevi messo davanti non riusciva neanche a star dietro alle mie parolacce.
Andy – Eri stata bravissima, spontanea come un’attrice consumata. E ti meritavi i venticinque dollari che ti avevo promesso…
Valerie – E che non mi hai mai dato…
Andy – Ora te ne posso dare molti, molti di più, tutti quelli che vuoi.
Valerie – Davvero. E cosa vuoi in cambio?
Andy – Mi devi dar tempo, non è facile a dirsi.
Valerie – Non ho nessuna fretta, fai pure con calma. Rilassati. Intanto vuoi che ti racconti un sogno che ho fatto?
Andy – Va bene, sentiamo.
Valerie – Ero con mio padre, in una casa circondata da un giardino. Eravamo di sopra affacciati a una finestra da cui si vedeva la strada. Da sinistra arriva un tipo alto e magro. Si guarda intorno. E’ chiaro che punta dritto verso casa nostra. Ci precipitiamo giù per sbarrare la porta d’ingresso. Dalle vetrate del piano terra vediamo l’uomo che è già in giardino. Corriamo alla porta, mio padre sta per chiuderla col chiavistello, ma l’uomo riesce a spalancarla. Vedo il suo braccio destro alzato e la mano che brandisce un coltello affilato. Un raggio di sole colpisce la lama e la fa brillare di una luce fredda. Il riflesso va a colpire lo zigomo dell’uomo mettendo in evidenza la sua guancia incavata e gli occhi sbarrati, pieni di una furia incontenibile.
Andy – Ma è un incubo, non un sogno!
Valerie – La paura mi gela il sangue. Inesorabile, il braccio dell’uomo si abbassa per colpire. A questo punto mi sveglio. Sono terrorizzata. La bocca asciutta, il cuore in tumulto, le mani fredde, sudate. E il cervello occupato dalla domanda che tuttora mi scuote. “Chi colpirà quell’uomo, me o mio padre?”
Andy – Ne hai parlato con qualcuno qui? Mi sembra interessante per capire quel che hai fatto a me.
Valerie – Figurati, questi usano solo pillole e elettrochoc. Non hanno certo voglia di star a sentire i miei sogni!
Andy – Peccato. Ma secondo te chi voleva colpire quell’uomo: te o tuo padre?
Valerie – Tutti e due, credo. Forse quell’uomo sono io. Voglio far fuori mio padre per quel che mi ha fatto e far fuori quella parte di me che gli ha permesso di farlo. Avrei dovuto ammazzarlo quando mi metteva le mani addosso e non in sogno!
Andy – Ecco si, parliamo di questa cosa dell’ammazzare. Tu ti senti in colpa per avermi sparato, perché volevi uccidermi non è vero?
Valerie – Certo che volevo ucciderti, con quello che mi avevi fatto!
Andy – Ma dai, sono cose che succedono nel nostro giro. Mezze frasi buttate lì per compiacenza…è la prassi. Non puoi ammazzare uno per questo.
Valerie – Io continuo a considerarla legittima difesa. Dovevo impedirti di manipolare anche me per farmi entrare nella schiera dei tuoi leccaculo.
Andy – Io voglio sapere del tuo rimorso. Non hai rimorso per quello che mi hai fatto?
Valerie – No!
Andy – No? Ma mi hai stroncato la vita. Da allora nulla è stato più come prima. Vivo nell’incubo che tu o qualcun’altro torni a spararmi, lo capisci questo? (pausa) Vedi anch’io sogno nel poco tempo in cui riesco a dormire grazie al Valium, sono Valium dipendente ormai. E faccio un sogno ricorrente. Sono disteso sulla mia poltrona preferita quando da dietro arriva un piccolo serpente, che punta dritto al mio collo. Cerco di alzarmi e fuggire, ma non riesco a muovermi. Vedo solo che ha un ciuffo biondo e un teschio disegnato sulla testa. Mi sveglio terrorizzato proprio mentre il serpente mi sta arrivando addosso.
Valerie – Certo siamo messi bene a sogni: sereni e rassicuranti entrambi, non trovi?
Andy – Sogni da assassini.
Valerie – Prego? Non vedo una terza persona in questa stanza.
Andy – Valerie, anch’io sono un assassino, un mandante per la verità. Anch’io ho ucciso o meglio ho fatto uccidere.
Valerie – Ma dai, mi prendi in giro? Tu, che stai in piedi perché il vento soffia dai quattro lati, tu un assassino? Non farmi ridere!
Andy – E’ una lunga storia, cominciata nel 1962 con la serigrafia, capace di restituire l’effetto visivo del prodotto seriale. Hai la stessa immagine riprodotta più volte, ma ogni volta con qualche leggera differenza.
Valerie – E allora?
Andy – Volevo un soggetto adatto a questa tecnica straordinaria. Qualcuno adatto a rappresentare l’esteriorità fatta persona. Chi era la star per eccellenza di allora?
Valerie – Boh, non so, figurati se mi ricordo di queste stronzate!
Andy – Marylin Monroe. Lei così perfetta da sembrare irreale. Se con la serigrafia ne avessi semplificato i tratti sarebbe diventata riconoscibile e consumabile ovunque, esportabile in tutto il mondo.
Valerie – Non capisco dove vuoi arrivare.
Andy – La sua immagine sfigurata dal colore era ancora più attraente, indimenticabile. Le imperfezioni dovute alle sbavature dell’inchiostro la rendevano irresistibile. L’avevo resa eterna e con lei avevo reso eterno anche me.
Valerie – Vieni al dunque, Andy, mi sto stufando. Non siamo qui per un ripasso di storia dell’arte.
Andy – Lasciami finire! E’ un passaggio fondamentale. Qui in America avevamo ancora un complesso d’inferiorità nei confronti dell’Europa. Noi ricchi e potenti, ma loro continuavano a primeggiare per la cultura e l’arte. La Pop Art ha sparigliato le carte e c’è stato il sorpasso!
Valerie – Come allo stadio, insomma. USA batte Europa 1 a 0. Proprio incorreggibili voi maschi!
Andy – Grazie a me è finita l’epoca dell’artista romantico, emotivamente coinvolto! Oggi l’artista è un osservatore neutro, che registra la realtà con la stessa indifferenza e oggettività della macchina. E’ stato decisivo per liberarsi della tradizione. E noi americani siamo diventati primi anche nell’arte, e io il primo tra i primi!
Valerie – (applaudendo sarcastica) Bravò. Meriti un applauso. Bravò.
Andy –Tornando a Marylin, finito il ritratto m’ero però reso conto che più che di un volto, si trattava di una maschera con il fascino ambiguo delle immagini di morte. L’avevo rappresentata in tutto il suo splendore, ma con i segni della morte addosso. Il sovrapporsi degli inchiostri e dei colori faceva intravvedere il teschio che sosteneva le gote paffute e la bocca turgida.
Valerie – Davvero? Non l’ho mai notato.
Andy – (delirante) Ma c’era un problema: lei era ancora viva! Pensa se Marilyn fosse morta proprio allora, magari in modo violento. La finzione che prefigura la realtà! Sarei diventato capace di decidere del destino delle persone, come Dio!.
Valerie – Mi preoccupi Andy, forse dovresti farti ricoverare anche tu per un po’ qui, nel reparto psichiatrico.
Andy – Per farla breve, una sera riunisco un po’ di gente per mostrare le serigrafie. La reazione è stata unanime: un’immagine superba e inquietante come una maschera funebre. Nel corso della notte, se n’erano già andati quasi tutti, mi sono ritrovato con due o tre ragazzotti portati lì chissà da chi. Tra una sniffata e l’altra, abbiamo cominciato a farci il film della morte improvvisa di Marylin: magari un sabato sera di depressione, un’overdose di psicofarmaci… Soltanto che gli psicofarmaci glieli avrebbero somministrati loro.
Valerie – In che modo? Una non sta lì tranquilla a farsi imbottire di pillole. Le può sputare, vomitare. E soprattutto può urlare.
Andy – Si certo, ma se uno le tiene la bocca chiusa e un altro la mette a pancia in giù tenendola immobile, un terzo gliele può infilare da dietro le pillole e il gioco è fatto.
Valerie – Gli psicofarmaci su per il culo, questo vi siete immaginato?
Andy – Non l’abbiamo solo immaginato. L’abbiamo fatto, meglio, loro l’hanno fatto!
Valerie – Ma ho capito bene? Avete organizzato un finto suicidio per far corrispondere l’idea di morte che emanava dal suo ritratto alla realtà di una morte vera?
Andy – C’era anche da considerare che le quotazioni delle serigrafie sarebbero andate alle stelle. Come potevo resistere?
Valerie – Ancora i soldi, ma non ci posso credere!
Andy – Così è andata.
Valerie – Piuttosto, cosa c’entro io in tutta questa storia?
Andy – Mi devi aiutare, Valerie.
Valerie – Come?
Andy – Da allora non ho più avuto pace. Di giorno sono sempre più agitato! E di notte non riesco a dormire e quando prendo sonno faccio sogni terribili come quello che ti ho raccontato. E’ un inferno che dura da anni ormai.
Valerie – Costituisciti. Io l’ho fatto dopo averti sparato. Fallo anche tu!
Andy – Beh, lo posso anche fare, certo. Non sono sicuro però che mi possa liberare da questo incubo.
Valerie – Va a confessarti. Sei cristiano, no, da bambino non frequentavi la chiesa cattolica bizantina? Puoi avere il perdono divino e tornare a sperare nel paradiso.
Andy – Non sono più credente..
Valerie – Ma se non fai che parlare di Dio.
Andy – Lo uso come metafora del potere, ma non credo in Lui. Solo tu mi puoi assolvere, Valerie, tu che sei una potenziale assassina come me.
Valerie – Sei proprio strano sai, che c’entro io coi tuoi sensi di colpa?
Andy – Te l’ho appena detto. Abbiamo la stessa esperienza alle spalle. Volevamo entrambi la morte di qualcuno o no?
Valerie – Finora non hai fatto che umiliarmi coi tuoi sproloqui sulla Pop Art. Adesso fai l’agnellino e vuoi coinvolgermi nei tuoi casini emotivi. No caro, dovevi pensarci prima!
Andy – Ti darò tutto quello che vuoi.
Valerie – Andy, io non sono feticista e tu non hai un paio di scarpe kitsch che mi possano interessare. Vedi, la cosa non si può fare.
Andy – Pensaci bene. Io sono ricco, famoso, conosco persone importanti. Chiedi qualunque cosa, credo di potertela dare.
Valerie – Vediamo. Soldi non m’interessano, si può vivere senza. Il mio SCUM Manifesto è già pubblicato e non mi servono raccomandazioni. Che ti devo dire. Vaffanculo Andy.
Andy – Ma insomma mi hai quasi ammazzato, vengo qui strisciando a chiederti un favore e tu mi mandi a…
Valerie – La vita è così. Si sale, si scende. Si gioca a scacchi. Si vince, si perde. Equivoci, detto e non detto, opacità e trasparenza, crudeltà e compassione. Come dici tu mai aiutare chi non se lo merita. Non te lo meriti, Andy, il mio aiuto. Sei uno stronzo di maschio!
Andy – Posso fare rappresentare il tuo dramma ovunque. Chiedi un teatro e l’avrai. Chiedi un attore. Ti posso procurare tutto quello che ti serve per il successo.
Valerie – Non sono come te, non cerco quel tipo di successo.
Andy – Potrei aiutarti a uscire da qui.
Valerie – Non sto così male qui dentro, dove i matti lo sono per davvero e non fingono di essere sani come fate voi là fuori.
Andy – Ho capito, fai la dura.
Valerie – Ma no, figurati. E’ che mi sono un po’ impigrita stando chiusa qui dentro tutto il giorno.
Andy – Più che altro sei diventata una…
Valerie – E dillo almeno una volta nella vita qualcosa di irriverente. Dillo “Sei diventata una stronza.”
Andy – Si, sei diventata una …stronza.
Valerie – Tra noi va molto meglio quando non manteniamo troppo le distanze. Mi sento più a mio agio così, tra un insulto e l’altro.
Andy – Allora possiamo continuare.
Valerie – Cosa voglio per assolverti?
Andy – Si, ti prego dimmelo.
Valerie – Voglio che ti tagli l’uccello.
Andy – Tagliarmi l’…Ma è assurdo. Mi hai già massacrato il corpo sparandomi a bruciapelo e adesso vuoi che …
Valerie – Si, voglio che te lo tagli. Prendere o lasciare!
Andy – Come puoi chiedermi una cosa simile? Sono già terrorizzato dal cancro e dalla morte in generale. Un mal di testa o un brufolo li vivo come un tumore del cervello o della pelle, e tu mi chiedi questo!
Valerie – Ho le mie buone ragioni per chiedertelo. Rappresento le donne in rivolta, che usciranno vincenti dalla guerra coi maschi. Un bel taglio alla tua virilità mi sembra un buon inizio per dare il via alla battaglia finale.
Andy – Ma è pura follia la tua, Valerie!
Valerie – Noooo! Non sono pazza! La notizia uscirà su tutti i giornali, non come l’altra volta, quando ti ho sparato, che l’omicidio di Bob Kennedy ci ha tolto subito dalla prima pagina. Sarà un invito alle donne a fare lo stesso con gli altri maschi.
Andy – Pazza, sei completamente pazza…
Valerie – Sei tu il pazzo che vuoi liberarti la coscienza usando me.
Andy – (lunga pausa) Ma, e se decidessi, come faccio a farlo?
Valerie – Semplice. Ho un coltello elettrico rubato nelle cucine. Lo porto sempre con me. Coi tipi che girano qui dentro è meglio essere pronte a difendersi
Andy – Un coltello elettrico? Fammi vedere. Come funziona?
Valerie – Schiacci questo pulsante ed esce la lama per fare il suo dovere: avanti e indietro, avanti e indietro come quando scopi.
Andy – Prova a passarmelo, vedo se riesco a farlo funzionare.
Valerie – Pensa di essere in cucina e di dover affettare un wurstel da mettere nell’insalata. Non è molto diverso…
Andy – Ma sai, io sono tendenzialmente vegetariano, non amo particolarmente la carne e nello specifico aborro i wurstel. Sono così volgari!
Valerie – Pensa allora a una banana da affettare per una bella macedonia.
Andy – Mmmm, le macedonie me le prepara sempre la mamma.
Valerie – Non vivrà in eterno la tua mammina. Devi cominciare a imparare anche tu a muoverti in cucina, non credi?
Andy – Mi sento male, mi viene da vomitare.
Valerie – Oh insomma quante storie. Sei venuto tu a cercarmi. Sei tu che hai bisogno di me. O lo fai o te ne vai.
Andy – Va bene, non arrabbiarti. Ci proverò. Insomma, dammelo quel maledetto coso.
(Valerie consegna a Andy il coltello elettrico. Lui prova a farlo funzionare. Ogni volta sobbalza al rumore della lama in azione. Alla fine volta le spalle al pubblico, si sbottona i calzoni e aziona il coltello. Lancia un urlo straziante.)
Valerie – Hai fatto?
Andy – (piagnucolando) No, non ancora… Mi sono tagliato un dito…
Valerie – Ma sei un imbranato cronico o un imbroglione compulsivo?
Andy – (voltandosi con un dito della mano sinistra in bocca) Brucia…come brucia.
Valerie – (controllando la ferita) Smettila, è un taglietto da niente. Mi fai rimpiangere i maschi veri!
Andy – Ti prego perdonami…
Una voce metallica fuori campo – “Il tempo delle visite è terminato. Si pregano i visitatori di avviarsi all’uscita”
Valerie – Dobbiamo lasciarci. Non c’è più tempo.
Andy – Ma come, mi vuoi abbandonare conciato così…con le carni a brandelli?
Valerie – Vuoi che faccia chiamare un’ambulanza?
Andy – Oh no, no! Ci mancano solo i giornalisti adesso…
Valerie – Rilassati, nessuno saprà mai niente di quanto è successo oggi.
Andy – Si, ti prego, sii discreta.
Valerie – Stai tranquillo.
Andy – Ma ci lasciamo così?
Valerie – No, Andy, c’è l’happy end, pensa, come piace a te.
Andy – L’happy end, cosa vuoi dire?
Valerie – Sapevo di questa storia. Uno dei tuoi sicari l’ho conosciuto anch’io.
Andy – Che hai detto?
Valerie – Si, c’ho scopato per un po’ perché in cambio mi faceva stare a casa sua anche di giorno. Un bel tipo, parlava sempre di lotta armata, di rivoluzione violenta. Era sua la pistola con cui ti ho sparato. Gliel’ho presa di nascosto. Ne aveva così tante che non se ne è neanche accorto.
Andy – E adesso me lo dici? Ma allora sei proprio una…stronza
Valerie – No, Andy, non sono una stronza. E te lo dimostro subito. Quei tre l’omicidio che avevate progettato non l’hanno mai commesso.
Andy – Come, non l’hanno mai commesso? I soldi però li hanno voluti tutti e subito.
Valerie – Sei incorreggibile. Non fai che pensare ai soldi. Si, i soldi li hanno voluti in anticipo perché dovevano rifornirsi di armi, per un attentato. Ma lei non l’hanno mai toccata.
Andy – I miei dollari usati per comprare mitra, bombe e pistole, ma è inaudito.
Valerie – Fattene una ragione, Andy. Pensa piuttosto a quanto sei stato fortunato.
Andy – Fortunato?
Valerie – Certo: Marylin è morta proprio quando serviva a te. L’ha fatta fuori qualcun altro o s’è fatta fuori da sola, chi lo saprà mai? Però tu non c’entri niente con la sua morte. Adesso devo andare. ( correndo via) Ci vediamo.
Andy – Che modo di salutare gli amici! Ma si sa: non è mai stata una persona particolarmente educata. (con aria soddisfatta) Che bello, potrò ricominciare a dormire senza Valium. Povera Marylin. (pausa) Però è morta proprio al momento giusto. Quando si dice le coincidenze… (lunga pausa) A proposito di morte, sulla mia pietra tombale cosa ci vedrei scritto a lettere cubitali?
“F I N Z I O N E”!
(portandosi al centro del palco, punta la macchina fotografica verso il pubblico. Scatta una foto col flash ed esce)
F I N E